MA COSA S’INTENDE PER REDDITO UNIVERSALE?

Riportiamo di seguito l’articolo del giornalista Rainero Schembri che da diversi anni si occupa di Reddito Universale, una tematica che si sta affermando su scala internazionale, soprattutto in ambito universitario.

Di Rainero Schembri

 ‘Manna’ o ‘Disgrazia’. I robot e le nuove tecnologie possono essere una manna dal cielo se permetteranno per la prima volta nella storia dell’Umanità all’uomo di lavorare solo per il piacere di farlo e non perché costretto per sopravvivere. Saranno, invece, una disgrazia se serviranno solo ad aumentare la produzione e a tagliare drasticamente i livelli occupazionali: una loro cattiva gestione potrebbe, infatti, creare in breve tempo miliardi di disoccupati e disperati nel mondo. Ebbene, sia la

Da molti anni esperti, economisti, futurologi, studiano la possibilità di introdurre quanto prima un Reddito Universale da concedere a tutti i cittadini. Si discute sulla possibilità di avviare un modello di sviluppo veramente rivoluzionario, anche se pacifico. Parliamo di un modello di Stato Sociale che oltre a ridurre al minimo i costi dei servizi essenziali permette a tutti di disporre di un reddito sufficiente per vivere dignitosamente.

Un sogno realizzabile. Sostenere il Reddito Universale, cioè, la possibilità di avere sin dalla nascita un reddito in grado di assicurare una vita degna di essere vissuta, significa offrire una splendida prospettiva, fino a ieri ipotizzabile solo nel mondo dei sogni, ma che oggi, grazie ai robot, a internet, all’intelligenza artificiale, potrebbe realizzarsi concretamente. L’alternativa, come già detto, è quella di incamminarci velocemente verso una nuova e drammatica schiavitù collettiva. Di questo, per fortuna, si stanno convincendo anche alcuni super ricchi ‘illuminati’.

L’era dell’abbondanza. Ormai viviamo in un’epoca di sovrapproduzione e non più di scarsità, in cui il lavoro umano non è più necessario per mantenere elevata la produzione. C’è chi ipotizza che fra qualche decennio il 50% di tutti i lavori spariranno. Nel frattempo possiamo disporre di molti più beni lavorando molto di meno. Si tratta solo di avviare una distribuzione più equa delle risorse e di garantire a tutti una fonte sicura di sostentamento. Ma per introdurre il Reddito Universale occorre liberarci da una serie di pregiudizi e pensieri consolidati.

Le due tappe verso il traguardo. Naturalmente è quasi impossibile approdare subito al Redito Universale. Ci vuole una fase intermedia tutta orientata a ridurre al mimino il costo dei servizi essenziale. Parliamo di sanità, istruzione, affitto delle case, ecc. Ed è proprio in questa fase che la tecnologia potrebbe dare una mano determinante, purché non sia orientata esclusivamente ad aumentare la produzione e i profitti, ma si preoccupi invece di rendere sempre più accessibile il soddisfacimento dei diritti essenziali.

I 7 Diritti Capitali. Ridurre sensibilmente i costi dei servizi pubblici è già un traguardo estremamente importante. Si tratta, in sostanza, di garantire I 7 Diritti Capitali:  1) Diritto al Lavoro o al Reddito Universale; 2) Diritto a una sana Alimentazione; 3) Diritto allo Studio; 4) Diritto alla Casa; 5) Diritto alla Salute; 6) Diritto a un’Assistenza Legale Umanitaria; 7) Diritto a informare ed essere informato

Insieme alla riduzione dei costi dei servizi essenziali per introdurre il Reddito Universale sarà necessario che si maturi anche una diversa visione del lavoro.

Modificare una millenaria concezione del lavoro. Quando qualcuno sostiene di desiderare di essere tanto ricco da non aver bisogno di lavorare nessuno lo considera particolarmente originale. Se, invece, sostiene che lo Stato dovrebbe garantire a tutti un reddito minimo per la sopravvivenza, molti lo guarderanno subito con sospetto. Qualcun altro lo riterrà addirittura un povero visionario. E questo per una ragione molto semplice. Il Reddito Universale, nella sua interezza, scalfisce una concezione millenaria del rapporto uomo-lavoro.

Tutto risale al peccato originale. La Bibbia narra che Dio avrebbe detto ad Adamo: Mangerai il pane con il sudore del tuo volto (Genesi 3,14-19). Tutto ciò solo per aver consumato, insieme ad Eva, una mela dall’albero proibito. Sin dall’inizio, quindi, il lavoro non è stato un dono ma un castigo di Dio. Una vera maledizione. Eppure, dopo tanti millenni, ci fa piacere pensare che anche per il buon Dio l’uomo abbia ormai definitivamente espiato il peccato originale. E quindi al posto del lavoro sofferto e obbligatorio possa finalmente subentrare il lavoro libero e piacevole.

Gli esaltatori del duro lavoro. Sosteneva il grande naturalista Charles Darwin (1809-1882) “Il lavoro nobilita l’uomo”. Nel VI secolo San Benedetto esortava: Ora et labora. appunto. Ancora prima San Paolo (I sec. d.C.) affermava: “chi non vuol lavorare neppure mangi”. Tra i tanti glorificatori del duro lavoro vi erano anche i nobili che, guarda caso, raramente si sporcavano le mani. A questo punto viene spontaneo pensare che sia stato proprio un povero contadino ad aver completato la famosa frase di Darwin: Il

Prega e lavora, il lavoro nobilita l’uomo… e lo rende simile alle bestie.

‘Nobile’ è solo il lavoro libero. Sia ben chiaro, nessuno auspica l’abolizione del lavoro come gratificante attività umana. Si vuole solo richiamare l’attenzione sul fatto che oggi, grazie ai robot, è possibile sostituire il lavoro fatto con il sudore della fronte con un’attività volontaria, libera e appagante. Certo, la cosa richiede tempo. Ma l’obiettivo è di valorizzare anche altre attività, magari poco o per nulla remunerative, ma ugualmente in grado di offrire benessere spirituale e arricchimento culturale. Con un Reddito Universale potranno emergere tanti nuovi pensatori, artisti, scrittori, musicisti, ecc.

Drammatica realtà. Indipendentemente dalle valutazioni etiche sul lavoro, sul quale si possono avere opinioni diverse, la vera novità consiste nel fatto che probabilmente fra un paio di decenni gran parte del lavoro non ci sarà più, perché sostituito dai robot e dalle nuove tecnologie. E allora che facciamo con i milioni di disoccupati che emigreranno in giro per il mondo alla ricerca di qualcosa che non esiste più? Questa è la drammatica realtà con la quale dobbiamo confrontarci. Se non facciamo nulla andremo tutti incontro a una vera catastrofe sociale.

Unica soluzione. Ormai sono in tanti che hanno cominciato a riflettere sulla possibilità di introdurre un Reddito Universale come unica soluzione al problema della possibile disoccupazione di massa. Inoltre, si stanno avviando anche i primi tentativi in questa direzione. A questo punto continuare a dire che il Reddito Universale è una follia, che è ingiusto, che non ci sono le condizioni economiche per farlo non serve a nulla. Occorre, invece, riflettere su come risolvere il problema.

Gestire l’evoluzione tecnologia. Senza troppi giri di parole la situazione è questa: se riusciamo a gestire correttamente l’incredibile evoluzione tecnologica che stiamo vivendo, forse per la prima volta nella sua storia l’uomo potrà condurre una vita veramente felice e serena, senza eccessive paure per il futuro. Altrimenti, se lasciamo che le cose rimangano così come sono, senza intervenire sul processo di impoverimento generale e di concentrazione spaventosa del potere economico,  finanziario e informativo, rischiamo di sprofondare in un abisso senza limiti.

L’impegno individuale. Anche se molti stanno prendendo coscienza di questa drammatica realtà, pochi si sentono in grado di fare qualcosa per cambiarla. Ritengono quasi ineluttabile il destino di vedere i poveri diventare sempre più poveri, ma in un numero sempre maggiore, e i ricchi sempre più ricchi ma in un numero sempre minore (come profetizzato a suo tempo da Carlo Marx). Per molti, ormai l’unica azione o reazione possibile è quella di inveire in Rete, diventata una vera valvola di sfogo sapientemente gestita dai poteri forti. Eppure, qualcosa si può fare.

Il tempo si sta esaurendo. Molti continuano a fare un grande affidamento alla beneficenza, che è sicuramente lodevole, ma non basta più. Occorre cambiare radicalmente le regole del gioco. Nessuno, infatti, dovrebbe essere costretto a dire grazie per aver ricevuto un tozzo di pane. Ogni essere umano, dalla nascita, dovrebbe aver il diritto a condurre una vita dignitosa. E questo, ripetiamo, comincia ad essere possibile grazie alle nuove tecnologie. Importante è crederci e impegnarsi perché il tempo a disposizione per invertire la rotta si sta velocemente esaurendo.

Nell’interesse di tutti. Occorre coinvolgere e sensibilizzare un crescente numero di persone su queste tematiche, attraverso articoli, video, interviste, inchieste e incontri. Nel frattempo si è costituito in rete un Gruppo di Pressione composto da persone che indipendentemente dal loro orientamento politico sono disponibili, o comunque interessati, a dare una mano ad affrontare questa complessa tematica. Si tratta, infatti, di imprimere una svolta in chiave umanitaria all’attuale processo di sviluppo. Un compito che ora si propone di assumere anche il nuovo Movimento Tutela Sociale.

Lascia un commento